Pro loco Caggiano
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Skip Navigation LinksHome > Turismo > Percorsi archeologici > Reperti nel centro abitato sabato 7 dicembre 2024 - 18:58:19
Turismo
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Reperti nel centro abitato
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In ogni angolo del paese sono visibili reperti archeologici di epoche antiche e perfino preistoriche. Iscizioni, bassorilievi e altorilievi di varia foggia e materiale, si scoprono sui muri del centro storico come sulle pietre dei casolari di campagna.

Don Alessio Lupo, appassionato storiografo di Caggiano, a dimostrazione dell’antichità del paese, così scrive: “Verso l’anno 1795, nel riformarsi il pavimento di una casa a piano terra, sita nel luogo più centrale del paese, fu dissotterrata una giara di creta, piena di monete d’argento, di circa 4500 pezzi, che davano il peso di rotola 18 – e poiché ogni rotolo è grammi 891, il loro peso era di kg. 16 – tutte, tra il VX e il VII secolo di Roma…”.
“In un fondo rustico – scrive il Lupo -, poco distante dall’abitato, tutta la superficie del suolo vedovasi disseminata di ossa umane e di vasellami sepolcrali…”.
Nel 1972, a cento metri fuori il paese, presso la cappella della “Madonna delle Grazie”, durante i lavori di scavo per la costruzione di una nuova casa, venne alla luce un deposito di anfore, vasi sepolcrali, lucerne ed altri oggetti pregiati, patinati esternamente in nero opaco, che la ruspa travolse e ridusse in piccoli cocci: si salvarono solamente un vaso, una lucerna a forma di oca e una specie di vassoio. Le autorità dell’epoca furono restie a far sospendere i lavori.
Nella stessa epoca, durante il rifacimento di una casa in via San Gennaro, nel “Centro storico”, vennero alla luce alcuni vasi sepolcrali, ed anche questi, per l’inesperienza dei muratori, andarono distrutti.
Vestigia di antichità si reperiscono facilmente anche a monte dell’ex Convento: ai limiti estremi del detto pio edificio, sulla sinistra che porta al cimitero, nel 1974, venne alla luce una tomba romana con su scolpita l’immagine di una donna. Dove ora sia andata a finire, non ci è noto: tuttavia possiamo affermare che il Prof. Bracco di Polla ne pubblicò uno studio in “Accademia delle scienze”.
Nella seconda guerra punica il paese subì certamente gravi danni: si scoprono un po’ ovunque nel tenimento tombe di soldati romani, lucani e cartaginesi. E’ molto probabile che molte famiglie lasciassero l’antico pago e, riparando nei boschi vicini, dessero origine ai “tre Casali di Massa, Massavetere e Fontanacaggiano”.
Come, con l’occupazione romana, si chiamasse il paese, non ci è noto: molto probabilmente i Romani gli diedero un nuovo nome; non certo quello di “Caianus” - esso è di molti secoli dopo- come vogliono alcuni eruditi locali da un “Caio Celsio” di un’epigrafe, venuta alla luce il secolo scorso, fuori dell’abitato. In realtà, l’epigrafe in oggetto parla di un “Sesto Cesio” della tribù Pontina , morto a 10 anni.

Interessantissima è la “Ninfa”, che ancora si può ammirare nell’omonimo vicoletto del centro storico.
Si tratta di una matrona romana scolpita su una lapide calcarea che riporta in alto la scritta

VIBIA VESONIA DEC(imi) F(ilia)
“Vibia Vesonia figlia di Decimo”
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