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Chiesa di Santa Maria dei Greci
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La Chiesa di Santa Maria dei Greci, risalirebbe secondo la tradizione locale, alla metà del VI secolo, tanto da essere considerata, in ordine temporale, la prima chiesa del paese; Chiusa al culto per i danni del terremoto

La sua originaria pianta a croce greca ne testimonia l’appartenenza ai monaci basiliani, ed al culto ortodosso, praticato fino al 1770, anno in cui vi è stato, invece, officiato il culto latino (e la pianta è stata rimaneggiata in funzione della croce latina).
Al suo interno sono custodite ben nove opere del Peccheneda, tra cui la celebre "Madonna del Carmine con angeli e dannati", oltre all'altare maggiore in marmo e ad un altare in legno dedicato a san Bartolomeo.
Sul muro esterno sinistro la leggenda vuole che si trovi la pietra Santa portata dai templari dalla Palestina.
Gli antichi usavano toccarla al loro passaggio in segno di buon augurio.
Vi è, inoltre, sepolto Andrea Raguseo "de Venetiis, ultimo vescovo della diocesi di Satriano, morto nel 1439.
E' a volta, lunga quasi 20 metri, larga non più di otto, ed alta circa dieci metri. Fino all'anno 1770 ha ritenuto la sua forma di chiesa greca; nel primo ottocento è stata trasformata a Croce Latina. E' la più piccola, ma presenta la migliore forma.
Accanto al campanile era il "Cenobio dei Basiliani".
Così scrive di questa chiesa un ignoto storiografo dei secolo scorso: "Che vi sia stato nella chiesa di S. Maria di Caggiano il rito greco è indubitato; ma.incerto è ancora se l'esercizio di questo rito, per un dato periodo di tempo, sia stato esclusivo, ovvero unito al latino. E' noto come gli Imperatori greci, dopo aver ritolto l'Italia ai Goti, la unirono all'Impero d'Oriente nel 553. La tennero sotto il loro dominio fino al 568, epoca in cui i Longobardi si impadronirono della maggior parte di essa, escluse varie città marittime".
"Intanto l'imperatore Leone Isaurico, in dispetto al romano Pontefice, perchè questi contestavagli taluni suoi sregolati editti, fece staccare dalla Romana Chiesa i Vescovi di Calabria e di Puglia, aggregandoli al Patriarcato di Costantinopoli, e, verso il principio del XI secolo, stabilitisi i Greci più estesamente in Calabria ed in Puglia sotto gli Imperatori Basilio e Costantino, allargarono í confini di quelle province sopra i Principati di Benevento e di Salerno. Conseguenza di questa dilatazione di dominio fu che le chiese, poste nei luoghi di detti principati, passati sotto il dominio del greco Imperatore, vennero aggregate al Patriarcato di Costantinopoli che vi mandò monaci e sacerdoti. Or è indubitato che la Lucania, a quei tempi, faceva parte dei due principati suddetti, Ma niuno storico, per quanto sappiamo, ha precisato i confini delle parti invase dai Greci, nè sin dove si estese il dominio dei medesimi in questa contrada. Sembra però potersi ritenere che il detto dominio abbracciasse Caggiano e il vicino comune di Polla".
"Ed eccone le ragioni":
a) "Che in Caggiano vi sia stata una chiesa sotto il titolo di S. Maria dei Greci, nella quale fino all'anno 1570 si fece uso del Rito Greco, si rileva chiaramente da un processo esistente nell'Archivio della soppressa diocesi di Satriano, compilato nel 1571 contro i Preti greci di detta chiesa che si mostravano contumaci agli ordini del vescovo, il quale proibiva loro l'uso del Rito Greco. Questa chiesa ritiene tuttavia il nome di S. Maria dei Greci. Similmente nel comune di Polla due chiese nelle quali fu in uso il Rito Greco, van nominate ancora S. Maria dei Greci e S. Nicola dei Greci. Circostanze queste che non si verificano nei comuni posti nella parte occidentale della Lucania”.
b) "S. Maria dei Greci di Caggiano è per costante tradizione la prima chiesa che sia stata eretta nel paese. Fino al 1770 ha ritenuto. la vera forma di chiesa greca, che avrebbe dovuto rimanere tale come monumento di Antichità; ma in quell'epoca si volle riformata e ridotta a "Croce Latina".
Importanti sono i dipinti sotto la volta, opera del Guarini; tutti gli altri, ad eccezione del S. Bartolomeo, dello stesso artista, non hanno alcun valore.
Bello è l'altare maggiore di marmo screziato; come pure è da notare la balaustra che divide il presbiterio dal resto della chiesa. Ha un certo valore artistico l'altare di S. Bartolomeo, in legno intarsiato e dipinto.
Tutti gli altri altari non hanno alcun valore.
La chiesa di S. Maria dei Greci dal XV secolo, fino ai primi anni di questo secolo è stata sede dell'Arcidiacono (2); infatti il clero vi aveva fondato un beneficio per la dignità Arcidiaconale di Satriano (3), con le rendite dei fondi rustici ammontanti a L. 100, sempre che l'Arcidiacono fosse del paese.
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