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Caggiano ha vissuto come tutte le altre zone le rovine del medioevo, morte e distruzione ovunque sotto i colpi dei Vandali provenienti dall’Africa settentrionale.
I sopravvissuti si rifugiarono sui monti e improvvisarono povere opere difensive. |
Poi, di seguito, si presentarono i Longobardi, in guerra con i Bizantini, proprio dalle nostre parti, e, infine, i Normanni che diedero vita al feudalesimo.
Fu questa un’epoca di grandi costruzioni per fortificare i possedimenti dei nuovi signori.
E a quest’epoca si dovrebbe far risalire il Castello di Caggiano.
Probabilmente lo iniziarono proprio i Longobardi, per la parte più antica a mezzogiorno, poi i Normanni completarono l’opera, tra il IX e l’XI secolo.
E’ certo che tra il 1065 e il 1070, scacciati i Longobardi, i Normanni occuparono tutto il territorio, assegnandolo ad un certo Guglielmo, cui succedettero il figlio Roberto e il nipote Ruggero e così via, fino al 1284.
Poco o niente sappiamo sulla signoria normanna nei feudi di Caggiano. Certo è che l’avvento dei Normanni provocò la mortificazione delle libertà cittadine e la quasi totale scomparsa delle terre libere.
Il “Dominus Loci” è anche il signore delle terre, “cum omnibus pertinentiis”, uomini, animali e cose.
I Gesualdo, ramo cadetti con capostipite Mattia e di origine francese, detennero i tenimenti per molti anni, fino al 1674, poi furono un susseguirsi le vendite e le permute tra nobili, si dice anche della “nobiltà nera”, quali, Prospero Parisani e i suoi eredi, fino a Vincenzo Parisani, che fu l’ultimo signore di Caggiano, dominatore duro e oppressivo, scacciato in seguito alla Rivoluzione Francese.
A quei tempi Caggiano era Università feudale, ossia soggetta ai capricci dei feudatari, per cui il livello di vita era spaventosamente degradante. Vigevano lo “jus foeminarum” e lo “jus primae noctis”. Solo dopo il XVI secolo questi diritti furono tramutati in tasse. Esistono precisi documenti che testimoniano delle “angherie” del feudatario, in specie il Parisani. I nobili erano costretti, per non pagare le tasse, ad andare a Napoli, così nel paese rimanevano solo i poveracci, costretti a subire sfruttamento fisico e morale, tanto da fuggire in occasione dei censimenti per la “tassa focatica”.
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