Pro loco Caggiano
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Terra di sapori e tradizioni

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Skip Navigation LinksHome > Turismo > Percorsi paesaggistici > Il paese di G. Lamattina sabato 7 dicembre 2024 - 19:07:09
Turismo
Percorsi paesaggistici
Il paese di Gaetano Lamattina
Turismo
da " Caggiano e il suo casale di Pertosa "
Caggiano – 828 m. sul mare -, nido d’aquila,
arroccata sulle ultime propaggini dell’Appennino lucano, sul versante tirrenico, domina dall’alto delle rupi le sottostanti valli del Tanagro e del Meandro: ha di fronte, a sud-ovest, la compatta catena degli Alburni selvosi; più lontano, a ponente, la Piana di Paestum e, in fondo, il mare.

E’, nell’insieme, un paesaggio aspro e suggestivo: balze scoscese cingono l’abitato da tre lati e strapiombano con impressionanti precipizi a valle. Il centro abitato – la Caggiano storica - è ancora oggi cinto dalle massicce mura medioevali, manomesse e, quel che è peggio, deturpate qua e là dall’usura del tempo e dall’uomo: domina possente su tutto la severa mole del Castello con le sue quattro torri - trasformate nel Quattrocento in palazzo baronale – simbolo di tirannide e di umiliazioni. La parte pianeggiante del paese – extra moenia -, col nome di , è di natura vulcanica-lacustre: oggi, in gran parte, trasformata in Villa Comunale, ricca di aiuole e di alberi montani di ogni specie, e circondata, lungo il suo asse longitudinale, da case moderne. Sovrasta la il seicentesco ex Convento dei PP. Riformati, monumento d’arte alla deriva, con a mezzogiorno un vasto giardino con pini e cipressi secolari. Tre importanti strade provinciali ci collegano ai paesi vicino: la prima, costruita nella metà del secolo scorso, voluta dai signorotti per render più facile l’adito ai loro possessi, porta nella valle del Tanagro e, dopo qualche chilometro, si innesta alla SS. 19 delle Calabrie; la seconda, costruita nella prima metà di questo secolo, tagliando, a nord-ovest, il compatto roccioso del cento storico, porta a Salvitelle e ci apre le vie di comunicazione con i paesi del bacino del Melandro, con la Valle del Sele e con la Basilicata; la terza, sorta in questo scorcio di secolo, ci collega con Sant’Angelo le Fratte, nostro naturale retroterra, a Brienza e ad altri paesi lucani. Numerose, e a perdita d’occhio, sono le strade interpoderali, quasi tutte asfaltate, che si immettono in tutte le contrade, anche le più impervie, segno dell’evoluzione dei tempi e premessa per uno sviluppo agricolo moderno, efficiente, produttivo. Stupenda è, poi la panoramica che, inerpicandosi lungo la nuda costa a strapiombo di , si spinge nell’ubertosa vallata di , fino a , fino al tenimento di Sant’Angelo le Fratte: gli occhi brillano di emozione di fronte a così incantevole spettacolo; qui cielo e terra sembrano toccarsi, abbracciarsi perché l’incanto sia completo in tutto. Tutte queste vallate arricchite anche da una pineta, sono ancora da scoprire: un giorno potrebbero essere meta di turisti e fonte di benessere per la nostra popolazione. Il paese ha un clima saluberrimo: l’autunno e la primavera sono miti, l’inverno, invero, è rigido e le grandi nevicate non mancano. Data la sua posizione geografica, a cavallo dei due bacini idrografici, Caggiano ha panorami invidiabili: dalla < Porta occidentale> alla parte esterna di via , nelle albe inebrianti e nei tramonti sereni, lo sguardo spazia lontano, fino al , alle Giogaie dell’Irpinia e all’altopiano della Basilicata. L’artista vi scorge il vario dei colori, la gamma delle tinte dei monti e delle valli ricche di oliveti, vigneti, selve e boschi; e il poeta vi si ispira e crea versi immortali di elogi alla natura sempre varia, sempre nuova. Caggiano è divisa in due settori distinti: la romano-medioevale e quella moderna, venuta su agli inizi dei secoli XVII-XIX, e che oggi ha subìto un enorme, ma caotico sviluppo lungo le due dorsali orientali. La Caggiano medioevale con poche tracce di romanità, cara per le miriade di vicoli e violetti, per i suoi caratteristici (archi), per le casette quasi tutte uguali ed umili, dove viveva la gente in comunione con le bestie, per le piazzette, allietate da vispi frugoletti, per alcuni palazzi quattrocenteschi o seicenteschi, abitati dalla nobiltà nera o da borghesi improvvisamente arricchiti, è in abbandono completo: molte le case lesionate per l’usura del tempo e per l’ultimo spaventoso terremoto.
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